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Può l'arte condurre a Dio?

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di Marina M. 

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I simboli eucaristici

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Con la Controriforma, divenne centrale focalizzare l’attenzione dei fedeli sul pane eucaristico e sulla presenza in esso del corpo di Cristo. A venire meno con la riforma luterana era il ruolo del sacerdote e della liturgia, chiunque leggeva il testo biblico diventava egli stesso sacerdote ed interprete della Parola di Dio. Ecco perché la chiesa controriformista riteneva centrale l'altare, anche dal punto di vista artistico, come luogo in cui ad ogni consacrazione il corpo e il sangue di Cristo si donano all’umanità.

Diversi sono i simboli che si trovano nelle decorazioni degli altari delle chiese barocche. Ricorrenti sono le figure del pellicano e della fenice, rimando alla morte e alla resurrezione di Cristo. Come il pellicano donò la sua carne quale nutrimento ai suoi piccoli, allo stesso modo Cristo donò sé stesso per la salvezza degli uomini. Secondo la leggenda, la fenice è colei che risorse dalle proprie ceneri, come Cristo non vide mai la corruzione del corpo poiché al terzo giorno risorse in corpo e anima.

Non vi è Misericordia maggiore di Dio se non nel sacrificio del Figlio, ed essa era già preannunciata nella donazione del grano e dei frutti che nell’Antico Testamento vede protagonista Abigail e il futuro re Davide, dalla cui stirpe discenderà Gesù, «Quanto a questo dono che la tua schiava porta al mio signore, fa’ che sia dato agli uomini che seguono i tuoi passi, mio signore» (1 Samuele 25, 27). La rappresentazione di questo episodio la troviamo in marmo all’interno della Chiesa del Gesù di Casa Professa, e in pittura all’interno della Chiesa del Santissimo Salvatore a Palermo. Opera la prima, di Gioacchino Vitagliano su disegni di Giacomo Serpotta, mentre la seconda, di Filippo Tancredi. 

 

Culmine del messaggio salvifico è l’“octava dies”, l’ottavo e nuovo giorno in cui il Cristo risorto porta la Salvezza all’umanità dei credenti. Questa rappresentazione la si trova spesso nei cupolini al di sopra dell’altare, dove vediamo Cristo raffigurato come agnello sacrificale seduto su di un trono dorato, come si può ammirare nella già citata chiesa del Santissimo Salvatore.   

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